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|  |  | Non sempre la distinzione è 
facile. Ad esempio, è sbagliato ritenere che la vedova vestisse sempre di nero. In qualche 
paese, infatti, la donna che perdeva il marito indossava un busto di broccato verde e oro. La 
differenza poi tra donne povere e donne ricche, un tempo si notava facilmente perché le 
signore di ceto abbiente vestivano con abiti di colore rosso scuro, mentre le donne più povere 
dovevano accontentarsi di vesti di orbace grigio non tinto. La differente condizione sociale 
era rimarcata anche dalla qualità dei bottoni che ornavano il gilet: d'oro se appartenevano a 
persona facoltosa, d'argento se si trattava di persona del ceto medio e di metallo non 
prezioso se il giubbetto era indossato da persona di umile condizione sociale.
 In alcune zone dell'isola le donne portavano alle dita fino a sette anelli, ma quelle più povere 
non potevano indossarne più di tre.
 
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| Le donne ricche, inoltre, 
potevano fregiarsi di un rosario tutto d'oro e con i grani fatti di rubini. Altre differenze importanti 
riguardavano il diverso uso cui erano destinati i costumi: alcuni erano abiti da lavoro e perciò 
dovevano essere molto pratici, facili da indossare e dotati di grandi tasche; altri venivano 
utilizzati in circostanze più importanti ed allora erano più eleganti, tagliati in maniera da 
valorizzare le forme del corpo e dare risalto alla bellezza del viso. Le donne, a volte,complicavano 
le cose perché arrivavano a mettere in testa anche cinque fazzoletti di colore diverso e ad 
indossare sette gonne: una sull'altra.
 Agli uomini, invece, bastava poco per trasformare l'abito 
da lavoro in abito della festa.
 
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|  |  | Era sufficiente 
aggiungere un bordo di velluto sul colletto ed un 
ornamento al berretto ed ai calzari per assumere un aspetto più elegante. Per le donne, come si è detto, il 
discorso era più complesso, perché bisognava fare i conti con una certa civetteria che, anche 
in tempi molto lontani, sembrava caratterizzare il comportamento delle donne sarde. C'è, ad 
esempio, un piccolo capo di vestiario femminile che ha una storia un pò "pettegola".
 Una storia che, 
centocinquant'anni fa, scatenò una vera e propria guerra tra popolani, parroci ed autorevoli 
personaggi dell'epoca. Il capo in questione si chiama "parapettu" e, come è facile intuire, si 
tratta di un velo che serve a nascondere le nudità del seno.
 
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