Gustavo Strafforello:
un poligrafo innamorato della Sardegna

di Antonio Romagnino
da "L'Unione Sarda" del 17.4.1999, per gentile concessione dell'Editore

Gustavo Strafforello (1820-1903), che nacque e morì a Porto Maurizio, è stato uno dei più attivi poligrafi dell'Ottocento, in un secolo in cui lo scrittore si apre all'attività pubblicistica e collabora ad opere a più mani, come sono le sempre più numerose enciclopedie ed i dizionari geografici e storici. Quella che doveva diventare nel 1854 l'Unione Tipografico-Editoriale Torinese (Utet), fu fondata dal torinese Giuseppe Pomba (1796-1876), che si affermò rapidamente con la pubblicazione di una collana di Classici latini in 107 volumi (1820-1834), della Storia universale di Cesare Cantù (1834), e dell'Enciclopedia popolare (1842-1849).

Ma tra i collaboratori del Pomba ci fu anche Gustavo Strafforello e non solo nella redazione dell'Enciclopedia citata, ma anche nella pubblicazione italiana del Konversation's Lexicon di Lubel e Franck pubblicato nel 1814 dall'editore tedesco Friedrich Arnold Brockhaus, nel quale lo Strafforello fece conoscere quel suo approfondito possesso dell'inglese, raro nel suo tempo, successivamente confermato dalla traduzione del Self-Help di Samuel Smiles (che diventa in italiano Chi s'aiuta, Dio l'aiuta, 1865). A cui si aggiunsero un numero, ancora oggi sorprendente, di opere della più varia cultura: Storia popolare del progresso (1871), Gli eroi del lavoro (1872), La sapienza del mondo ovvero Dizionario universale di tutti i popoli in tre volumi (1883), Dizionario universale di geografia, storia e biografia in due volumi (1878), cui collaborò anche Emilio Treves, che aveva già fondato (1861) col fratello Giuseppe l'omonima casa editrice, oggi Garzanti.

Ma Gustavo Strafforello interessa anche di più i sardi per la direzione che assunse, sempre presso Pomba, della raccolta geografica d'Italia: La Patria (1895), redigendone fra l'altro le parti dedicate alla nostra terra, ora ripubblicate i due volumi (uno dedicato alla provincia di Cagliari, l'altro a quella di Sassari) in edizione anastatica da Progetto Sardegna (1997). Non sappiamo con certezza se lo Strafforello abbia messo piede nell'Isola, anche perché le fonti d'informazione erano già molte, come il Dizionario del Casalis, con le voci sarde tutte di Vittorio Angius, per compiere un lavoro attendibile.

E, però, questo non significa che nell'opera dello Strafforello non vi siano pagine, che facciano supporre un contatto diretto, senza intermediari. Cagliari col suo miracolo di luci sembra sotto i suoi occhi, in questa pagina: «Stupendi i panorami che svolgonsi innanzi allo sguardo così dai bastioni come dalla passeggiata di Buon Cammino. Dai primi il golfo ampio e tranquillo, chiuso ad ovest dalle montagne di Pula, di Capoterra e dallo stagno di Santa Gilla, e ad est seminato di villaggi biancheggianti di mezzo al verde delle vigne e in fondo la catena del Parteolla e i superbi tramonti, un incanto di tinte magiche e di vivissimi colori».

Era già la città "bacareddiana", che scopriva il verde a vincere il funebre volto, durato per secoli, della città murata, e poi, invece, trascurato a lungo, per dar posto al cemento, fino a noi: «Il verde ricrea ora lo sguardo in ogni dove in Cagliari.

Oltre i passeggi di Buoncammino e del Terrapieno, ricongiunti dai giardini pubblici, ombreggiati dai pini e dentro quasi la città, nelle piazze, ove lo spazio li permetteva, furono costruiti da poco tempo degli squares ornati di palme, araucarie e altre piante tropicali».

E, però, anche con qualche guizzo dalle cose alla gente: «Il Corso, nel quartiere di Stampace, non ha attrattive e non pertanto in quei trecento metri di spazio vi è gran calca la sera e del fior fiore della cittadinanza».

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La copertina del libro di geografia di Strafforello.